Una delle caratteristiche dell’intelligenza di un individuo è la capacità di adattare la propria forma al contesto in cui si trova, e di conseguenza agli elementi che ne fanno parte. Questo non significa né adottare un atteggiamento passivo e rinunciatario, né ingannare l’oggetto che ci troviamo davanti, bensì significa trovare la chiave per relazionarsi armonicamente con esso. Vediamo meglio in che modo, partendo dalla resistenza che invece spesso attuiamo davanti a un nuovo oggetto, e che chiamiamo erroneamente libertà d’azione.

Quando a una persona viene chiesto cosa la faccia sentire libera, sovente la riposta è “quando faccio quello che voglio, e nessuno mi ostacola”. Questa affermazione, come manifestazione d’indipendenza, è retaggio della fase ribelle dell’adolescenza, che coincide con il periodo in cui si radica dentro di noi il principio di resistenza, di cui abbiamo esaustivamente parlato ad esempio in questo articolo. Lo chiamiamo anche ente egoista in quanto si comporta come entità atomica, facendoci percepire ciò che abbiamo intorno come minaccioso, o come occasione di soddisfare degli illusori bisogni, e dunque ci induce a contrastare ogni oggetto che ci troviamo davanti.

In che modo si esprime la necessità di sentirsi liberi a ogni costo? Pensiamo ad esempio a un qualsiasi spazio aperto al pubblico: una banca, una chiesa, una scuola, una piscina, e così via; l’accesso a questi spazi è vincolato al rispetto di regole implicite, come quella di fare silenzio durante le funzioni religiose, o esplicite, come mettere la cuffia per entrare in piscina. Un individuo che infrange queste regole, per affermare la sua libertà di fare ciò che gli pare, che risultato ottiene? Probabilmente verrà cacciato dallo spazio che cerca di contrastare.

Approfondiamo questa dinamica con un esempio. Immaginiamo di avere il desiderio di aprire un’attività ricettiva professionale. L’impiegato comunale preposto alla verifica della nostra pratica è una persona burbera ed estremamente pignola, che ci chiede di fornirgli obbligatoriamente i documenti in doppia copia, compilati a mano e privi di qualsiasi segno di correzione. Se per il nostro senso di giustizia, orgoglio, rispetto, e simili questioni di principio, contestassimo il suo modo di lavorare, magari anche in tono sarcastico, probabilmente lo faremmo arrabbiare, ci rifiuterebbe i documenti, e noi non raggiungeremmo alcun risultato utile. Certo, magari in quel caso ci sentiremo “liberi” e soddisfatti per non aver ceduto ai presunti ricatti dell’impiegato, ma torneremo a casa a mani vuote, avendo anche generato un inutile conflitto. In questo caso, però, abbiamo realmente agito in modo libero, o ci siamo solo illusi di farlo? Avremmo potuto agire in modo diverso, ad esempio adattandoci all’oggetto che avevamo davanti, e rispondendo alle sue richieste senza contestarle?

In estrema sintesi, quando anteponiamo le nostre convinzioni a un obiettivo, rinunciando quindi alla sfida per ottenerlo, significa che il nostro agire è vincolato a specifiche condizioni. L’individuo intelligente è invece libero, perché riesce a raggiungere i suoi obiettivi in ogni contesto e circostanza, e nonostante le difficoltà, poiché si adatta ogni volta a quello che ha davanti senza condizioni.

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