Guardandoci intorno con attenzione, vediamo che ogni cosa ha una specifica e unica funzione, ed è disposta in perfetta sequenza con tutte le altre; lo stesso ordine possiamo rilevarlo negli eventi della nostra vita, che ci hanno condotto inesorabilmente proprio dove ci troviamo ora, al nostro momento presente. Sembra logicamente impossibile dubitare dell’esistenza di un’Intelligenza superiore, di un Autore che ha creato tutto questo e gli ha dato uno scopo. C’è però una parte di noi che non ci crede; essa vive la quotidianità con la presenza di un sottile senso di dubbio e incertezza, con l’illusione di possedere qualcosa e la paura di perderlo da un momento all’altro. Questa parte di noi, che possiamo chiamare principio di resistenza o egoista, è come un consigliere iper prudente e pessimista; ogni volta che stiamo per fare una qualsiasi azione nella vita quotidiana, e ancora più se si tratta di una nuova esperienza, ne analizza tutti i pro e i contro, portandoci a bloccare il nostro movimento. L’egoista non è nostro nemico, esso è convinto di “fare il suo e il nostro bene”; in quanto ricercatori, non dobbiamo entrarci in conflitto, bensì accorgerci della sua azione bloccante, e di quanto questa possa influire sul nostro movimento naturale.
Questa caratteristica di valutare ogni azione in modo burocratico è correlata alla paura dell’ineluttabilità degli eventi, che l’egoista cerca di lenire, costruendo immaginari scenari futuri, che confermano le sue radicate convinzioni su se stesso, e lo trattengono nel reame dell’illusione. Ad esempio, se il nostro capo ci chiede di fare un lavoro, e non riceviamo alcun complimento o lode da parte sua per averlo eseguito, come invece ci saremmo aspettati, potremmo sperimentare l’angosciante sensazione di avere perso il controllo della situazione, e di non essere adatti. Avendo generato uno scenario illusorio in cui ci siamo identificati, e un’aspettativa alla quale ancorarci, ci siamo convinti che le cose sarebbero dovute andate in quel modo, ma non è stato così, e abbiamo quindi subìto un piccolo shock.
Indaghiamo questa dinamica più a fondo. Se le nostre aspettative fossero state realizzate, probabilmente avremmo sentito una inebriante sensazione di benessere e soddisfazione, il cui effetto psicotropo avrebbe distolto la nostra attenzione dal reale oggetto dell’esperienza. Infatti, se osserviamo con occhio da ricercatore, scopriremo di aver fatto un’esperienza nuova, in cui ci siamo messi in gioco; abbiamo studiato, rappresentato ufficialmente la nostra azienda, e infine raggiunto un risultato. Il risultato non è il disatteso feedback, che ci avrebbe portato uno sterile autocompiacimento, un effimero momento di gloria, bensì è qualcosa di reale, che nessuno ci potrà portare via, e farà parte di noi per sempre. Questa è la Conoscenza.