Come dobbiamo affrontare l’era del cambiamento che stiamo vivendo? Siamo di fronte ad una svolta. Se posso dare un suggerimento, che sto seguendo anche io, è quello di prendere coscienza di questo: la civiltà per come si è sviluppata fino adesso ha le ore contate. È ingenuo aspettarsi che quando viene messa in opera una restrizione questa poi venga tolta facilmente. Prendiamo ad esempio l’11 Settembre: da quel momento in poi è stata imposta una serie di restrizioni che adesso sono diventate per tutti consuetudine.

Dobbiamo quindi aspettarci che un fenomeno come quello del Covid, che impone dei regimi di restrizione a cui poi le persone si abituano, è un processo che non finirà, anzi, diventerà sempre più stringente. Per questo, in futuro, ambienti come le metropoli e le città diventeranno invivibili. Per sopravvivere in modo tranquillo a un periodo di traumi come quello che sta per arrivare, secondo me, la cosa più saggia e logica da fare è quella di andare a vivere con persone che la pensano come te. C’è tanta di quella terra libera, disponibile, per poterlo fare, ma alla maggior parte della gente della terra non gliene frega niente.

Suggerisco di comprarsi un piccolo borgo abbandonato, di trasferirsi in campagna per poter coltivare e produrre il proprio cibo, per evitare tra 5/6 anni di dover mangiare alimenti nella forma di croccantini, come quelli per cani. Anche il cibo è un vettore patogeno, ovviamente, esso contiene batteri di tutti i tipi, quindi, in futuro, per farci mangiare del “cibo sano”, tra virgolette, e dico tra virgolette perché è veramente paradossale, cioè senza agenti patogeni, batteri o anomalie genetiche, lo produrranno in croccantini, in polverine. Avremo un’intera generazione che verrà cresciuta cosi, come i cani adesso, che hanno la loro ciotola, e si mangiano il croccantino al sapore di lasagna o al sapore di patatina fritta. Voi pensate che stia scherzando? Ci troviamo tra un po’ di anni e vediamo. Il croccantino è la migliore delle ipotesi.

Per questo motivo, nell’ambito dell’Accademia, abbiamo identificato un territorio in aperta campagna, in cui viviamo, la Piccola Terra. Abbiamo ettari di terra per coltivare il nostro grano, il nostro orto, facciamo tutto quello che è necessario nella quotidianità, e ci stiamo organizzando per essere completamente autosufficienti e svincolati, anche da elementi di burocrazia inutili e troppo stringenti. Lasceremo passare tutto il periodo di crisi che sta arrivando, dedicandoci con chi lo desidera, appunto, a coltivare l’amore per la vita, e poi ci vedremo dall’altra parte, vedremo come sarà il mondo dopo. Ovviamente sarà tra qualche decennio, ma io ho il piano di esserci. E così avremo qualcosa da raccontare alla prossima generazione.

Share This