Cercate di sentire l’unicità di ogni cosa, che qui è rappresentata sotto forma di Ego. Se guardate gli animali, vedete Ego, forme diverse e fonti diverse: tante gazzelle una diversa dall’altra, e la Gazzella; tanti leoni, uno diverso dall’altro, e il Leone; tante querce una diversa dall’altra, e il Bosco di Querce; tante montagne tutte diverse, e le Catene Montuose. Le Fonti e le Anime. Lo vedete davanti a voi, nella rappresentazione dell’ecosistema. E nell’uomo? Guardati: vedi tante forme, tutte diverse.
Qui puoi vedere anche la rappresentazione delle due metà che si completano, rappresentate dall’uomo e dalla donna, ma anche da tanti altri elementi. Il corpo umano presenta lo stesso concetto: se lo osservi al suo interno, vedi tante forme diverse. Vedi il Fegato e tutte le sue numerose piccole cellule, che tutte insieme collaborano per farlo funzionare. Vedete poi che il fegato è in relazione con lo stomaco, con l’esofago, che sono in relazione con l’intestino: sono forme diverse, spazi diversi, con funzioni e attributi diversi, e tra di loro c’è una libera, incondizionata forma del dare. Provate a mettere un fegato al posto del cuore, e vedete cosa accade! Il fegato ha il suo spazio, è una dimensione specifica, in relazione diretta con altri spazi, altre forme; può sopravvivere, e ha una ragione di esistere, perché c’è questa relazione, altrimenti non servirebbe a niente. Non esiste un fegato che si muove da solo.
Vogliamo considerare il campo della chimica? Anche qui vedi tante forme diverse, atomi, molecole, che entrano in relazione tra di loro, perfino a livello puramente atomico, dove hai due metà che si completano, con lo stadio statico e dinamico, o protone ed elettrone. Quando entrano in relazione, cosa producono? Una forma del dare diversa, pur mantenendo la loro unicità. L’idrogeno, quando entra in relazione con l’ossigeno per formare l’acqua, non perde il suo essere idrogeno, ma insieme all’ossigeno diventa acqua, nasce qualcosa di nuovo. A qualunque profondità voi possiate guardare, vedete lo stesso processo in atto. Volete considerare i numeri? Quando guardate anche una semplice equazione, state sempre guardando una forma astratta del dare. O ancora la musica, nella relazione che esiste tra le note. Una nota presa da sola, cosa può fare? Nulla.
Se adesso vi chiedessi di battere le mani tutti insieme, all’inizio fareste un movimento scoordinato, ma in breve tempo le battereste in modo omogeneo. Qualcuno potrebbe pensare che questo fenomeno accade perché tutto tende all’armonia, ma non è così. Quello che invece accade è che si cerca uno standard. È la tendenza all’omologazione, a generare un’unica forma. Se ascoltate la natura, invece, vedrete che ogni forma ha un battito diverso, ma insieme formano una musica. Provate a immaginare un’orchestra, dove tutti gli strumenti cercano di imitare gli altri, con lo stesso suono, con la stessa singola nota. Pensate alla frustrazione di quegli strumenti.
Guardate, infine, un quadro. Potete osservare che i colori entrano in relazione tra di loro, e che a seconda del colore accostato cambia ciò che sentite guardandolo, soprattutto se avete un corpo configurato per assorbire quel tipo di informazione, attraverso le forme, i colori e quant’altro. Qualunque cosa voi vi possiate immaginare contiene questa rappresentazione; non c’è nulla che non la contenga, neppure nelle più basse profondità, e naturalmente si presenta con la forma di densità che rappresenta, cioè il rifiuto del collegamento. E tuttavia, perché essa possa manifestarsi ed essere visibile, deve contenere questo principio: una forma del dare e due metà che si completano. Sempre.