Osservando la struttura del sistema naturale, possiamo rilevarne la biodiversità, la presenza di un’enorme varietà di forme diverse tra loro, che possono interconnettersi per formare ecosistemi complessi. Ogni ente possiede specifiche caratteristiche che lo contraddistinguono, riveste una specifica funzione nell’intero a cui appartiene, e ha un suo movimento naturale che lo definisce. Tale specificità è evidente, tanto è vero che possiamo facilmente rilevare la funzione di un elemento in relazione al suo ecosistema osservandone appunto il movimento. Poiché ciò che si trova nel contesto in cui viviamo è stato creato dallo stesso Autore che ha creato anche noi, potremmo dedurre che tale diversità sia presente anche in ogni corpo umano. Ogni corpo fisico possiede infatti una specifica intelligenza, un talento che esprime nell’interazione con ciò che lo circonda.

Possiamo utilizzare l’informazione dell’unicità di ogni corpo fisico per ampliare il nostro orizzonte di esperienza, analizzando ciò che avviene nella nostra esperienza quotidiana. L’emergere del nostro talento è innanzitutto ostacolato dagli standard generati dal nostro modello morale di riferimento; tale standard fa sì, ad esempio, che l’intelligenza venga valorizzata attraverso dei parametri che definiscono una “normalità”, come abbiamo visto in questo articolo. Ciò che dovremmo fare quindi, in quanto ricercatori, è andare oltre la tendenza alla standardizzazione, e iniziare a riconoscere qual è il nostro talento. Potremmo farlo osservando il modo in cui ci relazioniamo con tutto ciò che ci circonda, e con i numerosi contesti nei quali abbiamo generato delle relazioni; ad esempio siamo genitori in famiglia, imprenditori in azienda, portieri in una squadra di calcetto, e così via.

Se diventassimo progressivamente coscienti del fatto che ogni interazione tra uno o più sistemi di un intero produce un risultato che ha una precisa funzione, non giudicheremmo più la nostra intelligenza o quella di qualcun altro, bensì ne intuiremmo l’unicità. Cercheremmo quindi di scoprire la compatibilità che abbiamo con un sistema, sentendola, non definendola a parole o attraverso accordi di tipo burocratico, ma lasciando che essa si esprima. Se lasciassimo libero il nostro movimento naturale senza giudicarlo, questa compatibilità troverebbe un modo di generarsi; essa prenderebbe una forma e produrrebbe dunque un risultato.

Possiamo equiparare la compatibilità tra diversi talenti con quella tra differenti elementi chimici. Per esempio, l’idrogeno e l’ossigeno insieme formano l’acqua, indispensabile alla vita, ma se si uniscono allo zolfo, formano l’acido solforico, utilizzato in ambito industriale per le sue proprietà corrosive. Questo significa che la diversa compatibilità tra le sostanze chimiche genererà risultati diversi; in alcuni casi ne otterremo uno “costruttivo”, in altri uno “distruttivo”, ma ognuno di essi ha un’utilità in base al contesto e alle circostanze in cui si trova, che sono sempre funzionali all’espressione della sua unicità.

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