Viviamo in un mondo la cui complessità ci avvolge ogni giorno di più, non sempre per nostra scelta. Scegliamo di comprare un cellulare di ultima generazione, ma non scegliamo di aprire un “occhio” a chi intendesse spiarci attraverso il nostro nuovo e fiammante cellulare; scegliamo di comprare una macchina con navigatore satellitare, ma non scegliamo di diventare noi stessi un puntino rintracciabile e individuabile. Certo, si potrebbe obiettare, non facciamo, né faremo, nulla di illegale, per cui non abbiamo timore, né vediamo la necessità, di essere spiati o rintracciati; ragionamento perfetto se non fosse che il possibile controllo limita la futura libertà, perché oggi siamo certi che non faremo nulla di illegale ma domani? Ragionando per paradossi, se domani divenisse illegale dipingere le pareti di blu, saremmo tutti convinti di essere al sicuro?

L’unica strada per evitare o per ridurre i danni della tecnologia è l’accortezza nell’utilizzo. D’altronde, non sempre sviluppo significa miglioramento delle condizioni di vita, non sempre progresso tecnologico significa miglioramento della qualità della vita.
Attorno a noi cresce una rete invisibile di controllo, invisibili maestranze sono già all’opera per mettere in piedi i pannelli delle nostre gabbie fondate sul progresso e la tecnologia. La soluzione è ricordarsi che gli strumenti che ci circondano sono macchine, macchine al nostro servizio, e se non ci semplificano la vita, o ce la arricchiscono, le macchine non servono.

Anche la guerra ha cambiato aspetto, la nostra è una società multiforme e, molti degli aspetti che assume, sono negati ai più. Ci stupiremmo se venissimo a sapere che ci sono persone che testano l’influenza del colore dei contenitori di bibite sul nostro inconscio, ma queste persone esistono e, tragicamente, cambiando del tutto campo, esistono guerre che iniziano, si combattono e terminano senza che noi nemmeno ce ne accorgiamo. Ricordate il personaggio interpretato da Edward Norton in Fight Club? Ebbene il nostro mondo è popolato anche di queste figure: rappresentanti di case automobilistiche che immettono auto fallate sul mercato e che le ritirano solo se la somma delle cause intentate per omicidio colposo supera la spesa per il ritiro. Ecco, il nostro mondo è anche responsabile dell’esistenza di queste figure.
Così sono le guerre che si combattono sopra le nostre teste. È come se ci fossero una gamma di colori che non siamo capaci di percepire; come se ci dicessero che non si limitano allo spettro dal rosso al violetto ma che ce ne sono altri, che altre persone possono controllare e gestire. E il regno del controllo, il campo nel quale, più di tutti, si combattono e si progettano gli scontri più feroci è proprio quello che ha, nel nostro computer di casa, uno dei terminali, una delle “finestre”.

Ci piace concludere con una breve parabola, raccontata dallo scrittore russo Stanislav J. Lew. Uno scienziato ha una domanda che lo ossessiona. Collega allora tutti i computer più potenti in un’unica, grande rete. Quando la rete è pronta si siede di fronte alla tastiera e digita l’interrogativo: “Esiste Dio?”. Il computer attende un attimo, dopo di che, sul display, appare nitida la risposta: “Ora si”.

Tratto dal libro Ombre asimettriche. La guerra cibernetica e i suoi protagonisti.

Share This