Non è mia intenzione svalutare l’essere umano, però pensiamoci bene. Che cosa facciamo durante tutta la nostra vita? Il nostro corpo svolge la funzione di trasformatore di energia. Noi trasformiamo ossigeno in anidride carbonica, 24 ore su 24, e nel mentre passiamo il tempo. Abbiamo tante cose da fare, certo, ma fondamentalmente occupiamo le ore, intanto che svolgiamo questa funzione. È un po’ quello che fanno gli animali: anch’essi, infatti, trasformano l’ossigeno in anidride carbonica. Ci differenzia un potenziale, sicuramente, ma non è detto che questo potenziale si manifesti automaticamente. Non possediamo organi evoluti di percezione, perché gli unici che abbiamo sono la rete dei sensori, ovvero due telecamere (gli occhi), due microfoni (le orecchie), un sensore chimico che è il naso: organi che possiamo replicare, con l’ausilio della scienza. Certo, adesso la tecnologia non è ancora così perfetta, ma tra cinquant’anni si realizzeranno innovazioni ancora migliori di quelle che possiamo fare già oggi. Siamo, inoltre, dotati di un sistema di interpretazione che è il cervello, in grado di mettere insieme e relazionare tutte le informazioni. Alla fine, quindi, che cosa siamo? Una macchina che processa energia ed elabora dati, come un computer. La visione atea, in questo senso, afferma che esiste solo il computer, esiste solo quello che si vede. L’Anima, dunque, non esiste, perché non si vede. Quello che manca, però, in questa visione meccanica delle cose, è la figura dell’operatore: un computer, infatti, non funziona da solo. Personalmente, ritengo quasi impossibile che uno possa pensare di essere nato da un convergere casuale di particelle.
Che cosa significa, dunque, evolvere? Che cosa significa raggiungere una destinazione che possa dare un senso alla ragione per cui siamo qua, che possa differenziarci, che possa dare energia a questo probabile potenziale che abbiamo dentro? Nel progetto ENOC (Evolution and New Order Civilization), sviluppato da me insieme ad altri individui nel corso di molti anni, abbiamo cercato di dare una risposta a questo quesito. Siamo arrivati a dei risultati che riteniamo essere veramente di grande rilievo; dopodiché, abbiamo deciso di non divulgarli. Il programma, che si definisce come areligioso, nel senso che non si identifica con alcuna religione o filosofia, si prefigge di dare una spinta ulteriore alla struttura corpo-mente-emotivo, per poter proiettare l’essere umano a un livello tale, in cui possa percepire e scegliere la propria strada. Dal nostro punto di vista, infatti, l’uomo ordinario non è nemmeno in grado di vedere, proprio come la pecora che non riesce a capire in che direzione deve andare, e ha bisogno del pastore che la guidi. Certo, deve essere un Buon Pastore, perché altrimenti la porterà sulla strada sbagliata. Abbiamo anche cercato, in sintesi, di unificare il linguaggio. Non è più possibile, infatti, utilizzare un linguaggio vecchio di tre o quattro mila anni, per veicolare determinate tecniche.
La famosa scienza del Tantra, ad esempio, esistente prima che gli ariani conquistassero i dravidici e portassero la cultura dei Veda, è probabilmente una delle filosofie più scientifiche che ho potuto studiare, e utilizza un linguaggio ormai incomprensibile, poiché era destinato ad ascoltatori e discepoli di tantissimo tempo fa. Oggi abbiamo dei linguaggi completamente diversi. Per poter rendere accessibile questo tipo di tecnologie, quindi, bisogna dare loro dei nomi e dei momenti figurativi che risultino accettabili alle persone. Con questo, non sto dicendo che stiamo riproponendo la tecnologia del tantrismo con una nuova lingua; quello che, però, sicuramente utilizziamo, è un linguaggio molto semplice. La ragione per cui avevamo deciso di non divulgare questo programma è dovuta all’impreparazione delle persone. Siamo arrivati, infatti, al traguardo di sviluppare delle tecniche che possono potenziare qualsiasi essere umano. Non da un punto di vista coscienziale, però, perché l’espansione coscienziale di un individuo, e quindi l’accesso anche a reami che gli consentano di apprendere determinate cose, dipende ovviamente sempre dall’individuo stesso. Possiamo pure trasformare una Panda in una Peugeot 305, ma il suo guidatore, se rimane il cannibale di Milwaukee, diventa semplicemente un cannibale di Milwaukee potenziato. La possibilità, dunque, che questa tecnologia possa cadere in mani che non la usino saggiamente, è troppo elevata. Per questo motivo, il programma finale avrà un sistema di selezione pesantissimo.
Estratto dalla conferenza DIALOGO INTERRELIGIOSO tenutasi a dicembre 2011 a Cividale del Friuli