Cosa sono l’Essenza e la Sostanza? Incontriamo spesso queste due parole, e in vari contesti: nella filosofia, nella letteratura, nell’arte, nelle discipline definite come olistiche o spirituali. Molto probabilmente le abbiamo utilizzate anche durante alcune conversazioni; ma lo abbiamo fatto con cognizione di causa, o seguendo l’onda del cosiddetto “sentito dire”? Per fare degli esempi dell’utilizzo comune della parola essenza, pensiamo alla frase più emblematica del Piccolo Principe, che viene spesso utilizzata come citazione da condividere sui social network: “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Oppure, quando si parla di essenze in erboristeria, ci si riferisce a qualcosa di estremamente puro. Quando infine prepariamo una valigia per un lungo viaggio, ma abbiamo poco spazio a disposizione, cerchiamo di portare con noi “solo l’essenziale”. Ma cosa significa in realtà questo concetto?

Essenziale deriva dal participio presente del verbo esse, “essere”, in latino, e significa “ ciò che è.” Questo è l’oggetto di ricerca che, come individui in viaggio dentro a un corpo fisico e attraverso di esso, indaghiamo costantemente. Il Transiente è spinto al movimento dal bisogno, che esprime il suo costante desiderio di Cercare se stesso – ciò che Egli è – in tutto quello che lo circonda, come abbiamo visto in questo articolo. Per colmare tale bisogno, e scoprire parti di sé che ancora non conosce, perché non le ha sperimentate, il Transiente utilizza lo strumento del corpo fisico. Attraverso la sua struttura negoziale il corpo umano interagisce con gli oggetti del contesto in cui si trova, che sono forme misurabili dai sensi.

Per esempio, la prima volta che interagiamo con una rosa, ne registriamo l’armonia estetica, la consistenza setosa dei petali, il profumo delicato, e così via. Ricaviamo dei dati sensoriali che ci permettono di dare una posizione all’elemento Rosa nel nostro database informativo interno, per poterla riconoscere da quel momento in poi. Insieme ai dati che la descrivono, sarà assimilata in noi anche l’essenza Rosa, ciò che il fiore è, un qualcosa di invisibile e non misurabile. L’involucro sensoriale e formale che ci permette di cogliere l’essenza della rosa è la sua sostanza. In questo caso, l’etimologia della parola non ci è d’aiuto. Sostanza deriva dal latino sub stare, “sottostare”. Questa derivazione presuppone che ci sia qualcosa di sottostante all’apparenza e alle qualità che rileviamo immediatamente di un oggetto, equiparando erroneamente la sostanza all’essenza. In realtà, sostanza ed essenza non sono la stessa cosa, bensì l’una contiene l’altra. La sostanza è il contenitore dell’essenza di un oggetto, ed è ciò che ci permette di misurarlo e percepirlo, e altresì di descriverlo. Quando parliamo di essenza e sostanza ci stiamo quindi riferendo al modo in cui si delinea il processo di esperienza e conoscenza nella sua interezza.

Nell’istante in cui assimiliamo l’essenza di un elemento attraverso il veicolo della sua sostanza, esso farà per sempre parte di ciò che siamo, come nuovo ingrediente che trasformerà noi e la nostra relazione con il nostro orizzonte. Modificherà infatti il nostro modo di misurare tutto ciò che ci circonda, e quindi di percepirlo. Avremo uno strumento in più nella nostra cassetta degli attrezzi percettiva, e di conseguenza un’espansione dell’intelligenza e delle nostre possibilità di azione nel contesto in cui viviamo.

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