Alcuni diffusi luoghi comuni definiscono la Fede come qualcosa di dogmatico, sottintendendo che chi la prova obbedisce a un’intelligenza superiore senza farsi domande, “ciecamente”, delegando alla benevolenza di tale entità celeste la propria felicità, o la buona riuscita di un progetto. Questa diffusa concezione è inversa a ciò che è realmente la fede: in estrema sintesi, potremmo definirla come un sentire interiore che ci fa osservare con intelligenza ciò che abbiamo intorno, e muovere con fiducia verso uno scopo. Almeno una volta nella vita, la maggior parte di noi ha percepito l’impalpabile presenza della fede, anche se non le abbiamo dato quel nome; magari l’abbiamo definita coraggio, speranza, soccorso, o con altre simili denominazioni, atte a spiegare ciò che non si può toccare.

Poiché la fede appartiene al Reame delle cause, essa di per sé non è misurabile, né tangibile in questa dimensione, quella della Rappresentazione. Possiamo invece sperimentarla nella forma della Fiducia, che consiste nel fare un passo nel vuoto, verso qualcosa di ignoto, nonostante la resistenza a restare fermi. Quando ci troviamo davanti a un bivio, e non sappiamo come procedere, perché siamo confusi e bloccati nel dubbio, la fiducia è lo strumento che ci fa superare tali ostacoli interiori.

Come mai dentro di noi c’è qualcosa che ci motiva a muoverci, nonostante la paura dell’ignoto? Perché ogni corpo fisico è un’entità programmata da un Autore, la cui storia è sequenziale. L’individuo nel suo viaggio dentro al corpo fisico, mentre ne “legge” la storia progressiva, procedendo con fiducia, amplia il suo orizzonte, svelando e riconoscendo nuove parti di sé. Si tratta di un processo naturale. Basterebbe già questo a farci comprendere perché avere fede dovrebbe essere logico e inevitabile, ma possiamo approfondire questo assunto indagando tutto ciò che esiste dallo specifico punto di vista dell’interconnessione. Grazie a questo principio, ogni ente è collegato con tutti gli altri, e costruisce specifiche reti di relazioni nel contesto in cui abita. Per esempio, gli animali dell’ecosistema della Savana si muovono in uno specifico modo, che li porta a nutrirsi di determinate prede animali o di vegetali, a rifugiarsi nell’habitat più conforme alle loro caratteristiche, e a entrare in relazione con altri elementi di quel contesto. Essi lo fanno in modo spontaneo, naturale, poiché il progetto di come muoversi è costruito dentro di loro, e altresì li interconnette. Allo stesso modo, le rotelle e le molle di un orologio ne contengono intrinsecamente l’intera struttura, anche se ognuna vive quell’intero dal punto di vista della propria specifica funzione e posizione.

Dunque avere fede non è un atto di ottusità e codardia, bensì un’operazione di intelligenza: significa muoversi con fiducia verso ciò che è ancora ignoto del proprio orizzonte d’esperienza, per far sì che esso possa esprimersi, prendendo forma. Avendo fede e agendo con fiducia non abbiamo la certezza di ciò che accadrà una volta raggiunta la nuova tappa del nostro cammino, ma rischiamo, sentendo che qualunque cosa troveremo è stata scritta per noi, per poterci riconoscere.

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