Come mai per la maggior parte di noi è così importante avere dei momenti di divertimento, altri in cui “staccare la spina”, e ogni tanto sentiamo il bisogno di prenderci una vacanza? In prima battuta viene da rispondere “per allentare lo stress”, e in effetti avviene proprio così, ma occorre indagare più a fondo che cosa percepiamo come stressante, e l’origine della necessità di dimenticarsi delle preoccupazioni per potersi “lasciare un po’ andare”.
Partiamo dall’analisi etimologica della parola Divertimento, derivante dal latino devertere, che significa “volgere altrove, deviare, allontanarsi da qualcosa, distraendo l’animo da cure e pensieri molesti”. Quando abbiamo bisogno di fare qualcosa di divertente, stiamo dunque cercando un modo per distogliere l’attenzione da quello che ci accade nella vita, e che percepiamo come fastidioso, doloroso o pesante. In questo modo, scindiamo l’esperienza quotidiana, classificandone una parte come complicata e “da dimenticare”, azione quest’ultima che avviene attraverso quella parte che è invece divertente e leggera. È emblematico in tal senso il significato di sdrammatizzare, “togliere il dramma”, che consiste nel divertirsi svuotando un oggetto o un evento del suo contenuto emotivo, solitamente con la risata o una battuta.
Curiosamente, anche la parola Vacanza ha lo stesso significato di divertimento; il termine deriva dal latino vacare, “essere sgombro, libero, senza occupazioni”, e viene utilizzato per indicare qualcosa di vacante, ad esempio una cattedra di insegnamento o un ruolo in azienda, e per identificare il periodo in cui gli uffici pubblici e le scuole sono chiusi e quindi vuoti. Possiamo quindi facilmente dedurre che quando sosteniamo di aver bisogno di una vacanza, stiamo implicitamente affermando di voler passare del tempo senza fare nulla di significativo, spegnendo corpo, mente ed emozioni, e lo stesso vale quando affermiamo di voler “staccare la spina”, disconnettendoci dall’esperienza e quindi dalla vita.
Ma perché abbiamo bisogno di staccare dalla vita? La percezione di una vita stressante e difficile è data dalla prospettiva da cui la si sta guardando. La crescita dell’esperienza e della conoscenza avvengono attraverso le sfide e affrontando le avversità, che ci spingono a metterci in movimento per poterle superare. Queste difficoltà sono indispensabili alla nostra evoluzione, perché ci permettono di sviluppare il nostro sistema cognitivo e sensoriale, per leggere ciò che ci sta accadendo e poterlo comprendere, per trasformarlo infine in qualcosa di utile e fecondo.
Ogni avversità che ci troviamo davanti, e che percepiamo come perturbazione emotiva, è un potenziale che può declinarsi in due modi, in base al nostro stato e all’obiettivo verso cui siamo orientati. Può essere una quantità di energia che non sappiamo come impiegare, e dunque ci appesantisce, infastidisce, e di cui vogliamo liberarci; in questo caso la disperdiamo in attività vacue che implicano il divertimento, lo stimolo sensoriale fine a se stesso, oppure in emozioni volte a scaricare come l’euforia, la rabbia, l’ansia e la paura. La perturbazione emotiva può invece essere un’opportunità per utilizzare il nostro potenziale sviluppando l’intelligenza, e per metterlo a frutto in azioni che portano a un risultato di conoscenza.