Alcuni articoli di note riviste e blog di attualità e tematiche affini raccontano di aziende, imprenditori, progetti, iniziative “virtuosi”, ovvero che operano in modo efficiente, ed evolvono nel tempo. Ma cos’è che decreta l’efficienza di un intero? Un buon amministratore. La risposta è semplice, ma non scontata, poiché l’amministrazione viene spesso collegata esclusivamente alla gestione del denaro e dei beni materiali.

In realtà, il termine deriva dal latino administrare, che significa “servire, curare, fornire”, e da minister, “servo, ministro”. L’amministratore è dunque chi ha la responsabilità dei beni di qualcuno, al fine di renderli fecondi. In un contesto aziendale, un buon amministratore si occupa dei beni materiali, ma ha cura in primis dell’operato fecondo delle risorse umane. Abbiamo già analizzato in questo articolo quanto sia importante per la propria crescita individuale la fecondità nel lavoro.

Calandoci nello scenario della quotidianità, possiamo rilevare di essere amministratori degli spazi e dei ruoli relativi ai contesti in cui facciamo esperienza: lo spazio in cui abitiamo, il luogo di lavoro, la scuola in cui siamo studenti. Lo spazio più importante di tutti è il nostro corpo: ci relazioniamo con esso prendendocene cura, se siamo dei buoni amministratori, oppure facendolo stressare e ammalare, se non lo siamo.

Studiando il corpo nel suo stato naturale, scopriamo che di per sé esso è il perfetto modello di un intero amministrato con intelligenza. Il sistema centrale, quello nervoso, amministra le attività di tutte le parti con efficienza. L’organismo invia le sostanze nutritive dove servono, ed espelle quelle di scarto, mantenendo un costante equilibrio interno, armonizzando eccessi di attività e aree di inerzia, e così via.

Il corpo ci insegna dunque che il “segreto” di un intero che funziona risiede nella relazione produttiva tra le sue parti, amministrate da un centro, e nella collaborazione di entrambe le componenti allo scopo dell’intero stesso.

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