Ognuno di noi possiede specifiche caratteristiche individuali che declinano il nostro movimento nella quotidianità, e che potremmo chiamare “attitudini, predisposizioni” o anche “talenti”. Esse sono uniche e ci portano a fare esperienza in uno specifico modo, ottenendo da questa esperienza conoscenza. L’unicità dei talenti individuali è nota ai più; ciò che invece viene ignorato da molti è che in realtà ognuno di noi ha gli strumenti per poter realizzare un numero infinito di progetti, per il raggiungimento di altrettanti obiettivi, inclusi quelli che ci sembrano inarrivabili.

Abbiamo visto in un articolo precedente che non c’è bisogno di essere Leonardo da Vinci o Einstein per poter sviluppare la propria genialità, la capacità di generare nuove forme. Nonostante questo, coloro che “ce l’hanno fatta” o che vengono annoverati come “geniali”, sono ancora delle mosche bianche, in un contesto di miliardi di persone “ordinarie”. Questo avviene perché il potenziale creativo presente in ognuno viene in effetti ostacolato, frenato o addirittura spento, dalla spinta all’inerzia e dalla costante presenza della paura, che attanaglia il movimento quotidiano.

L’invidia sociale è una declinazione di questi stati di inerzia e paura, ed è una malattia che affligge tutti gli individui, presente in alcuni in modo latente, in altri esplicito. Si esprime in una percezione distorta di una persona che si invidia, e in un giudizio astioso nei suoi confronti, perché la si considera fortunata, nata con la camicia, raccomandata. Oppure, si dichiara di non essere in grado di raggiungere i suoi stessi obiettivi per il solo fatto di “non essere lei”.  Ad esempio, qualcuno può provare rancore per il proprio ex compagno di scuola che è diventato un famoso avvocato, definendolo un “nerd e un secchione”, deresponsabilizzandosi in questo modo della propria pigrizia nello studio, e del fatto di averlo sempre ritenuto un inutile obbligo.

In quest’epoca, l’estrema visibilità data dai social network e dal potenziale comunicativo della rete ha declinato l’invidia sociale in invidia social. Questo tipo di invidia è rivolta verso un’illusione, ovvero ciò che alcuni personaggi noti, o che si distinguono per il loro status, scelgono di mostrare delle proprie vite, che è quasi sempre la parte considerata migliore, il successo. In realtà, se consideriamo le storie di alcuni famosi imprenditori dell’ambito Digital, ad esempio, dal fatturato miliardario, vediamo che non tutti sono “nati con la camicia”, anzi molti di essi sono partiti da zero: avevano un’idea, ci hanno creduto e l’hanno messa in movimento, operando affinché si realizzasse. In alcuni casi, hanno rischiato in prima persona, mettendo in piedi un ufficio improvvisato in un garage, magari spinti da un iniziale bisogno di guadagnare il necessario per vivere. In queste storie non c’è dunque traccia di fortuna o raccomandazione.

Indagando questo fenomeno come ricercatori, viene da chiedersi cosa ci sia dietro l’invidia dell’altrui capacità di realizzare i propri obiettivi. Si tratta dell’inerzia, della paura di non essere all’altezza, di sbagliare, che si esprime nella ricerca della comodità, del tutto e subito senza sforzo. In questo modo, ci accontentiamo di un orizzonte di esperienza e conoscenza statico, limitato, mentre esso potenzialmente potrebbe essere infinito. La resistenza al cambiamento e al mettersi in gioco che si declina nell’invidia sociale è strettamente correlata a un’altra forma afflitta, quella del privilegio, che analizzeremo nel prossimo articolo.

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