Nel naturale funzionamento delle cose, di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, è assente una differenziazione degli oggetti attraverso valori positivi o negativi; tutto si svolge per ciò che è, e ogni ente mostra ciò che è, senza filtri, ovvero è innocente. Il termine Innocenza non si riferisce all’assenza di colpevolezza, ma equivale appunto ad essere ciò che si è, e nient’altro. Il leone che fa il leone, ad esempio predando le gazzelle e altri animali della Savana, è innocente. Se il leone cercasse, al contrario, di essere una scimmia, nutrendosi magari di banane, perderebbe l’innocenza. Anche Il corpo fisico ha un movimento naturale, un suo istinto che lo guida nel fare esperienza nella vita quotidiana, per poter mostrare ciò che esso è. Spesso accade però che i corpi fisici vengano vincolati nel loro movimento naturale fin dall’infanzia, e questo equivale interiormente alla perdita di stato di innocenza da parte dell’Anima transiente che sta facendo esperienza all’interno di quel corpo.
La difficoltà ad accettare il proprio stato di innocenza può manifestarsi in diverse declinazioni, per esempio in una continua valorizzazione morale di eventi e oggetti, che si giudicano “buoni” o “cattivi”, “giusti” o “sbagliati”, e così via, fino alla repressione degli impulsi naturali del corpo fisico. Tale rifiuto dà origine alla forma dell’arroganza, che al suo ultimo stadio giunge alla soppressione dello stato dell’innocenza. Pensiamo ad esempio a un bracconiere che si avventa con un bastone su un cucciolo di foca, e poi lo uccide per ottenere la sua pelliccia. Cosa sta facendo? Sta uccidendo il suo stato di innocenza; questo atto è la rappresentazione di quello che sta facendo a se stesso. L’uomo rifiuta ciò che è, al punto tale da voler spegnere ogni espressione che gli ricordi uno stato naturale. Attraverso il cucciolo di foca, Madre Natura gli sta mostrando il suo stato, e lo farà finché egli non lo riconoscerà.
Per quanto osservare la forma dell’arroganza in atto possa essere per alcuni doloroso, fastidioso o addirittura traumatico, occorre imparare a starvi davanti, ascoltando cosa essa muove in noi. Per alcuni sarà indifferenza, per altri piacere, qualcun altro invece proverà indignazione. La cosa importante, ai fini della nostra ricerca di ciò che siamo, è comprendere cosa ci sta mostrando di noi stessi, soprattutto se si tratta di qualcosa che non volevamo guardare.