Il movimento naturale di un individuo è quello di fare sempre nuove esperienze, per espandere il proprio orizzonte di conoscenza ed evolvere. È necessario accogliere, dunque, tutto ciò che il nostro viaggio all’interno di un corpo fisico ha in serbo per noi ed è programmato dentro di esso, adattandoci a nuovi e differenti contesti e circostanze. Una delle avversità più ostiche per l’essere umano, però, è proprio quella del cambiamento. Quando si apre una nuova porta, che corrisponde a un nuovo elemento messo in gioco all’interno del nostro orizzonte, e che percepiamo dapprima come perturbazione, potremmo avere l’istinto di rifiutarla, di non oltrepassarla, a causa dell’azione bloccante del principio di resistenza o Egoista. Vediamo meglio in che modo.
Almeno una volta nella vita, ci sarà probabilmente capitato di sentire che era arrivato il momento di un cambiamento. Immaginiamo che avvenga ad esempio nel contesto lavorativo. Non abbiamo più stimoli ad andare in ufficio, perciò chiediamo al nostro capo di affidarci mansioni più stimolanti, prendiamo più ferie del solito, e non vediamo l’ora di timbrare il cartellino di uscita. Inoltre, osservando il nostro movimento, vediamo che compiamo sempre le stesse azioni che ci conducono ogni volta a uno stesso risultato, senza quindi alcuna crescita. Insomma non riusciamo più a trarre informazioni da quell’esperienza lavorativa, essa non è più fertile per noi, e dobbiamo cambiare lavoro. La nuova porta che si è aperta, percepita come perturbazione emotiva, assumerà un’espressione formale che ci permetterà di sperimentare il suo potere; ad esempio, potremmo trovare ovunque dei riferimenti a un nuovo lavoro, qualunque esso sia. Il sistema naturale ci sta indicando che è giunto il momento di un cambiamento; raramente però avviene che imbocchiamo immediatamente la nuova strada che ci troviamo davanti.
Come abbiamo detto, l’egoista cerca sempre di trattenerci nella vecchia forma, suscitandoci il dubbio e la paura su ciò che potrebbe accadere in una nuova. Quasi sempre, tra l’altro, l’apertura di una nuova porta coincide con l’apice dell’esperienza nel vecchio ruolo. Dobbiamo quindi lasciar andare tutto quello che abbiamo ottenuto con impegno e dedizione, voltando pagina. L’egoista ci suggerirà interiormente “ma chi te lo fa fare?”, mentre fuori, nella nostra parte variabile, potrebbero invece ammonirci amici e parenti, che rappresentano i nostri dubbi. Potremmo quindi sopprimere quello che sentiamo, giustificando il nostro restare ancorati alla vecchia forma. Con il passare del tempo, poi, il corpo fisico potrebbe altresì rappresentare il cronicizzarsi di questo nostro stato con l’invecchiamento degenerativo o con un evento traumatico.
Oppure, potremmo superare questo blocco, agendo come farebbe un Esploratore, ovvero un individuo che vive la sua esperienza dentro a un corpo fisco con presenza, traendo qualcosa di utile da ogni elemento con cui entra in relazione. Attratto da ogni nuovo oggetto di indagine, l’Esploratore si muove verso di esso, percependo l’azione bloccante dell’egoista, e usandola come rilevatore. L’operato egoista è infatti reattivo e meccanico, e tende all’inerzia; quando ci spinge verso una direzione, significa che dobbiamo dirigerci in quella opposta, volgendoci così verso il cambiamento e l’espansione del nostro orizzonte.