Molti di noi potrebbero aver sperimentato nella propria vita che spesso è difficile comunicare ciò che si pensa realmente, ed è invece comune che nelle relazioni ci siano delle cose non dette. Qualcuno potrebbe pensare che la soluzione risieda nella sincerità, ma in cosa consiste davvero questo “essere sinceri” nei rapporti con gli altri?
Ci sarà probabilmente capitato di sentire delle affermazioni come “io non ho peli sulla lingua”, oppure “se mi fa arrabbiare, glielo dico in faccia!”. Non di rado chi si presenta in questo modo spavaldo è popolare, perché simula di avere un coraggio che molti non hanno, ma è solo un’illusione. Indagando questo comportamento da ricercatori, osserviamo innanzitutto il risultato che porta, che è l’unica cosa che conta, ciò che determina la natura di un’azione e la sua effettiva utilità. Quale sarebbe dunque il probabile risultato di tale atteggiamento? Un conflitto.
Come occorre invece operare per ottenere un risultato utile alla nostra crescita individuale? Immaginiamo di convivere con un nostro amico di lunga data, e di essere infastiditi, ad esempio, dal suo disordine e dalla sua abitudine di recuperare oggetti usati dai mercatini o dalla strada. All’ennesimo oggetto portato in casa, probabilmente ci verrebbe da gridargli contro il nostro disagio, ma cosa accadrebbe? Inizierebbe una discussione colma di reciproche recriminazioni, di rabbia e rancore, che sfocerebbero in una sorta di guerra fredda domestica. Daremmo infatti forma a uno stato conflittuale.
Dato che teniamo realmente alla nostra amicizia, potremmo però agire in modo diverso, generando una dinamica costruttiva e non distruttiva. Ad esempio, potremmo spiegare al nostro amico che cosa abbiamo provato quando è entrato in casa poche ore prima, rendendoci conto che egli non è responsabile dell’emozione che quell’evento ci ha suscitato, poiché è qualcosa che è sorto in noi. Riconosceremmo quindi che siamo noi ad avere un problema, che qualcosa ci blocca e sta vincolando la nostra convivenza.
Se agissimo in questo modo e con il desiderio di trovare una soluzione al problema, il nostro confronto porterebbe un risultato utile a entrambi. L’atto di dichiarare ciò che realmente pensiamo – che non vuol dire appunto scaricare sull’altro violentemente la propria frustrazione – oltre a preservare il rapporto da un confitto inutile, potrebbe infatti mostrarci il vero motivo per cui proviamo così tanto fastidio. Potrebbe ad esempio svelarci che l’enorme quantità di oggetti inutili nello spazio in cui abitiamo rappresenta la nostra inerzia, che non vogliamo affrontare; oppure che si sta chiudendo un ciclo e dobbiamo cambiare abitazione; o anche un attaccamento verso eventi del passato che non riusciamo a lasciare andare, e così via. Se mettiamo l’attenzione sull’unica cosa reale, ovvero la nostra relazione, il legame che ci unisce e attraverso cui stiamo facendo esperienza di noi stessi, potremo illuminare parti di noi sconosciute, o sciogliere dei nodi che ci bloccano nel passato, impedendoci di vivere il presente.