Per quanto sia stato indagato da numerose discipline, e sia stato reso protagonista di produzioni editoriali e cinematografiche, il Tempo non è stato ancora compreso nella sua interezza. Per un ricercatore dell’origine di ogni cosa è fondamentale scoprirne la funzione, andando oltre il vestito puramente formale di unità convenzionale di misurazione, settata sul cosiddetto Calendario gregoriano.

Innanzitutto, osservando la nostra vita fino a questo momento, e dunque “il tempo che abbiamo vissuto”, possiamo notare che le nostre esperienze sono disposte in una sequenza progressiva, in cui ogni segmento di tempo precedente è contenuto in quello successivo. Tale sequenza dinamica è inoltre in espansione, poiché il passaggio da un elemento esperienziale all’altro è sempre segnato da un cambio di stato, e quindi da una trasformazione evolutiva.

Non si tratta quindi di una sequenza stabilita dal caso, bensì essa è stata programmata e preordinata dall’Autore che ha creato ogni cosa che esiste. Per comprendere meglio questo concetto possiamo equiparare la struttura programmata del corpo fisico a quella di un libro. Il suo autore ne ha organizzato la trama in capitoli, disposti in una sequenza progressiva, in modo che ciò che avviene nel capitolo 3 possa essere compreso da un lettore solo se legge prima i capitoli 1 e 2. Colui che legge il libro, e lo completa emozionandosi nella lettura, è l’individuo che sta facendo esperienza dentro a quel corpo fisico.

Nella sua storia, il libro del corpo contiene elementi di tipo assoluto, che chiamiamo Risultati, e che possiamo far corrispondere ai capitoli suddetti: per fare un esempio, nel capitolo 26 del corpo chiamato Mirko è scritto che egli dovrà sperimentare la sua avidità. Tale risultato è di per sé statico e potenziale, in quanto ha bisogno di un elemento relativo che gli permetta di svolgersi in uno specifico modo, l’Espressione, che viene generata dalla relazione emotiva tra il lettore/individuo e ciò che egli legge, cioè ciò che gli si presenta davanti. Se quello sperimentare l’avidità si esprime ad esempio nel perdere tutti i soldi al gioco d’azzardo, il lettore potrebbe ad esempio disperarsi e bloccarsi senza proseguire nella lettura, oppure “prenderla con filosofia”, accettando ciò che è accaduto: l’espressione che viene a crearsi, quindi, dipende dallo stato dell’individuo che sta vivendo quell’esperienza.

Poiché ogni risultato deriva da quello che lo precede, possiamo inoltre dedurre che quando stiamo compiendo un’azione nel tempo presente, stiamo aprendo la porta al risultato successivo. Ricollegandoci all’analisi sulla struttura dell’orizzonte d’esperienza, che abbiamo visto ad esempio in questo articolo, quando diamo forma a qualcosa di nuovo che entra nel nostro orizzonte, è come se esso si ampliasse. Potremmo dire, per fare un esempio, che il passo di danza che un ballerino sta facendo evoca quello successivo. Ciò significa che quel gesto già esiste ma non si è ancora espresso nel suo orizzonte. Possiamo dunque definire il tempo come l’insieme degli oggetti assoluti della realtà – i risultati – che rimangono potenziali finché non vengono sperimentati e conosciuti, ovvero finché non ricevono un’espressione che li descriva.

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