Uno dei princìpi intrinseci a ogni forma è quello della Struttura. Quando pensiamo alla struttura di qualcosa, probabilmente immaginiamo la sua conformazione, le sue proporzioni, e quelle specifiche caratteristiche che ne permettono il movimento, suggerendo altresì la sua funzione. Questa immagine è corretta: il principio Struttura definisce infatti le caratteristiche che identificano l’unicità di una forma, e la rendono compatibile con uno specifico ecosistema. Per esempio, un predatore avrà una conformazione fisica che agevola la sua funzione di cacciare prede di cui nutrirsi. Le caratteristiche che delineano l’unicità di un oggetto si esprimono attraverso il suo movimento di esperienza. Tale movimento si riassume sostanzialmente nella relazione che un ente ha con altre forme. In una delle sue declinazioni, infatti, il principio Struttura definisce altresì le relazioni che un ente avrà nella sua esistenza, e la sua compatibilità con altri elementi del sistema naturale, due componenti che sono contenute nell’impianto programmatico che lo definisce.

Possiamo comprendere meglio il concetto attraverso un esempio. Immaginiamo di essere l’Inventore della musica: abbiamo creato tutte le note musicali e i relativi accordi. Nel nostro atto creativo e costruttivo, dove inseriamo la funzione relazionale della musica? Nei suoi elementi complessi, come gli accordi, o in quelli semplici, ovvero le note? Sicuramente in queste ultime. Se proviamo a suonare un qualsiasi strumento musicale, possiamo sperimentare quanto appena detto. Se ad esempio eseguiamo solo la nota Do, non possiamo assegnarle una funzione, perché non conosciamo alcuna delle sue potenziali espressioni; di conseguenza non possiamo neanche darle uno scopo. Se invece la mettiamo insieme ad altre note in sequenza, ad esempio il Mi e il Sol, possiamo costruire l’accordo di Do maggiore. Nell’esperienza dell’interazione tra diverse note, quindi, possiamo comprendere l’essenza di ognuna di esse, e riconoscere il ruolo che ogni nota assume in uno specifico intero musicale. Questo processo è osservabile in qualunque contesto: nei numeri, che hanno uno scopo se utilizzati insieme a degli oggetti numerabili, ai simboli matematici o ad altri numeri; oppure con i colori, con gli elementi chimici e così via. Possiamo ovviamente osservarlo in atto anche nelle interazioni che noi stessi viviamo nella nostra quotidianità.

Nel loro stato naturale, potremmo dire originale, gli elementi relazionali che appartengono programmaticamente al DNA di un oggetto sono in equilibrio, e tale equilibrio si estrinseca all’esterno in relazioni armoniche, che portano a un concepimento, ovvero a un risultato di esperienza e conoscenza. Scopriamo dunque che ogni ente è costituito da una miscela equilibrata di elementi che lo definiscono, e tale equilibrio è compatibile con quello di moltissimi altri enti. L’esistenza di un meccanismo per cui ogni elemento è originalmente in armonia con quelli che lo circondano, ci fa dedurre in modo inequivocabile anche l’esistenza di un Autore che lo ha progettato, di un’Intelligenza che ci ha generato e allo stesso tempo ci contiene. Il compito di ognuno di noi, dunque, è quello di cercare, e di essere degli esploratori che provano meraviglia nel vedere questo perfetto meccanismo perennemente all’opera nella propria vita quotidiana.

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