Il concetto di Spazio è stato definito in termini filosofici, ideali, fisici e geometrici, ma le teorie generate hanno solo scalfito la superficie di ciò che esso è.
Analizzandone l’etimologia, possiamo scoprire che spazio deriva dalla radice sanscrita spa, che significa “crescere, estendere, gonfiare,” e dalla quale derivano anche spuma, spasimo, sfera. La sua caratteristica principale è dunque l‘espansione, che non è però da considerare in termini di un aumento di dimensioni fisiche.
Per comprendere meglio, indaghiamo la sua essenza. Cos’è uno spazio? Un contenitore, ed è inoltre una struttura che ha misure e proporzioni che le conferiscono specifiche caratteristiche. Lo spazio corpo umano non sarebbe quello che è se non fosse composto da tutti gli elementi che gli sono funzionali. Se ne cambiassimo anche un minimo dettaglio potrebbe diventare un altro spazio, così come avviene in una ricetta nella quale al posto del sale mettiamo lo zucchero. Cambiando alcune informazioni di una struttura si ottiene dunque un altro spazio. Se prendiamo un edificio qualsiasi, ad esempio, in base a ciò che metteremo al suo interno avremo una scuola, un ristorante, un hotel, e cosi via. Si tratterebbe in ogni caso di un edificio, ma la sua genetica si esprimerebbe in modo diverso.
Se indaghiamo ciò che è lo spazio, andando al di là delle nozioni studiate a scuola, possiamo rilevare che, come un libro, esso ha una storia che si dipana nel tempo. Lo spazio ha memoria di sé, del suo scopo nella vita, e questo si estrinseca attraverso un sistema generativo, frutto del concepimento con chi lo utilizza. In quanto contenitore, infatti, vediamo che uno spazio in termini oggettivi può crescere all’infinito, grazie al movimento di esperienza che lo fa evolvere. Scopriamo dunque che la sua espansione consiste in un aumento dell’ampiezza informativa del suo orizzonte percettivo, di ciò che esso ha sperimentato.