La narrazione storica suggerisce che viviamo in un’epoca e in una civiltà “evoluta” rispetto al passato, grazie alle scoperte e invenzioni in ambito scientifico, medico, tecnologico. Ma si tratta di vero progresso, o è solo un’illusione? Nonostante abbiamo una maggiore varietà di materiali a disposizione e tantissima esperienza alle spalle, non siamo ad esempio in grado di riprodurre opere ingegneristiche costruite migliaia di anni fa, oppure strutture architettoniche come le Piramidi dell’Egitto, alcune cattedrali medioevali o anche la Cappella Sistina. Con il passare del tempo, stiamo inoltre perdendo capacità e conoscenze artigiane e agricole: è come se non avessimo più interesse verso tutto ciò che richiede intelligenza, studio e concentrazione. Nell’attuale società decadente in cui viviamo, l’ingegno viene infatti per lo più utilizzato per la produzione di oggetti volti ad aumentare la comodità e l’agio della vita quotidiana, e per la protezione da ipotetiche minacce esterne. Gli atti creativi orientati alla costruzione di un oggetto che abbia una funzione utile e che possa durare nel tempo sono sempre più rari.
Il nostro motivatore è quasi sempre la paura, e lo sono anche tutte le emozioni e gli oggetti correlati, come l’avidità o l’ansia di non avere una sufficiente quantità di cibo o denaro; il timore di essere derubati, che ci induce a progettare sofisticati sistemi di allarme, o la paura di eventi disastrosi come una guerra o una catastrofe naturale, da cui derivano strutture antisismiche, bunker antiatomici, e armi sempre più tecnologiche e letali. Per avere una controprova di quanto la paura influenzi la nostra vita, basta prestare attenzione al principio di resistenza dentro ognuno di noi, che ci induce a percepire quello che abbiamo intorno come minaccioso e separato da noi, e a vincolarlo attraverso perniciose condizioni.
Ma perché abbiamo bisogno di un driver per muoverci? All’interno di ogni forma che esiste è disegnato il movimento del Cercare, espresso da un vuoto informativo che deve essere colmato; questo senso di mancanza ci spinge al movimento di esperienza. In una civiltà ideale, ognuno sarebbe mosso dall’istinto al Cercare per colmare la sete di conoscenza di se stesso, esplorando e testimoniando tutto ciò che ha intorno. Ma poiché ci troviamo in una matrice dispersiva, come abbiamo visto ad esempio in questo articolo, siamo mossi costantemente dalla paura e orientati verso attività futili, volte a disperdere il nostro potenziale. Questa tendenza dispersiva è altresì rilevabile nella struttura neurologica, dominata da engrammi atomici che si attivano in modo reattivo, ognuno dei quali ha uno scopo indipendente da quello degli altri.
Tuttavia, impegnandoci quotidianamente, è possibile generare un diverso motivatore per il nostro movimento, inserendo innanzitutto nuovi stimoli nella nostra vita, esplorando nuove frontiere, e aprendo la porta a qualcosa che perturbi il nostro confortevole status quo. Invece di disperdere il nostro potenziale in obiettivi illusori e atomici, dobbiamo generare un obiettivo unificante e diretto alla costruzione di qualcosa che sia in continua espansione e cambiamento. Questo si rifletterà anche in una corrispondente struttura neurologica in espansione e crescita, che si nutrirà di informazioni e ricercherà la conoscenza. A differenza di qualunque elemento temporaneo della nostra vita, che un giorno perderemo, la conoscenza è un obiettivo assoluto: niente potrà diminuirla e nessuno potrà rubarcela, farà parte di noi per sempre.