Il sincronico funzionamento degli elementi del sistema naturale ci offre una prova inconfutabile del fatto che niente di ciò che esiste è casuale. Ponendo attenzione su ciò che abbiamo intorno, rileviamo che ogni oggetto ha una funzione unica, che tra l’altro si incastra perfettamente con il contesto in cui esso vive e opera. Tale perfetta sincronicità è dovuta al fatto che ogni forma creata dall’Autore è a tutti gli effetti un’entità programmata che esegue un programma. Per comprendere meglio in che modo è strutturato il programma di un ente, pensiamo a un qualsiasi software informatico: esso è formato da una struttura che contiene intrinsecamente e prevede l’interazione con altri oggetti e contesti, altrimenti non potrebbe funzionare, né avrebbe alcuna utilità.

Così come avviene per un software, il programma con cui è scritta una forma viene anch’esso attivato attraverso l’interazione tra due parti: il punto di osservazione, la parte fissa, e ciò che viene osservato, la parte variabile, che si completano l’una con l’altra. Tale struttura duale, che delinea il movimento di esperienza di ogni ente, deriva da un principio che governa la dimensione in cui viviamo: il principio delle due metà che si completano. Possiamo vedere questo principio in atto nell’espressione di qualsiasi forma programmata. Prendiamo ad esempio un oggetto che ci è familiare: la forma della maternità. Essa si esplica nelle due metà madre e figlio; una donna non può essere definita “madre” se non ha un figlio, così come non esistono “figli” che non siano stati partoriti da una madre.

Anche il corpo fisico nella sua forma completa è costituito da una parte fissa e da una parte variabile, che sono entrambe inscritte nel suo programma. Dal punto di vista dell’Anima transiente che sta facendo esperienza dentro di esso, se qualcosa non è scritto nel programma di quel corpo, essa non lo potrà sperimentare. In poche parole, questo significa che ogni cosa che ci accade è per noi. Non esiste quindi il caso, né la sfortuna, e pensare che ci sia “qualcosa di sbagliato” nella propria vita è in effetti un’illusione, dovuta a un’aspettativa che abbiamo generato e che è stata disattesa.

Nel percorso di ricerca di ciò che siamo, un percorso a tratti irto di ostacoli e avversità da affrontare, talvolta siamo assaliti dai dubbi, dall’incertezza riguardo alle scelte da fare, e a quello che ci potrebbe accadere in futuro. Ciò che può aiutarci a superare il blocco del movimento e l’inerzia generalmente indotti dal dubbio, consiste nel tenere sempre a mente l’assunto della programmazione del corpo fisico, e di ricordarlo anche nei momenti in cui perdiamo l’ancoraggio su noi stessi. Se nel nostro cammino incontriamo una difficoltà, significa che siamo sicuramente in grado di affrontarla. E quando comprendiamo che davanti a noi si sta aprendo una nuova porta, che è una nuova esperienza da vivere, dobbiamo varcarla con fiducia, perché qualunque cosa si trovi là dietro è sicuramente compatibile con ciò che siamo.

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