Una dinamica fondamentale della materia, correlata al principio di Causa ed Effetto, fa sì che l’espressione di ogni movimento visibile sia causata da un movimento inverso ad esso, come abbiamo visto nell’articolo precedente. Possiamo rappresentare la dinamica del movimento inverso, che precedentemente abbiamo trasposto nel corpo fisico, con la forma del cerchio. Cosa significa? Significa che ogni movimento è sostanzialmente un intero che ha una struttura circolare. Vediamo meglio in che modo.
Abbiamo detto che, per poter far emergere un punto nel corpo, ad esempio la curvatura della schiena, dobbiamo comprimere il suo inverso, l’addome. Tale dinamica si estrinseca anche nei sistemi di contrazione ed espansione presenti all’interno del corpo, come quello cardiocircolatorio: con il suo movimento il nostro cuore genera infatti un moto circolare. Possiamo inoltre osservare la stessa dinamica in un’espressione marziale.
Quando diamo un pugno, ad esempio, la propulsione per esso proviene in realtà dal suo movimento inverso. Il lato del corpo dal quale si scaglierà il pugno si trova in uno stato di tensione dinamica, ed è riconoscibile tra l’altro dalla rotazione delle anche e dell’avambraccio, che innescano la spinta del pugno. Nonostante questa provenga da dietro, quindi, e il pugno si manifesti davanti, osservando con attenzione notiamo che entrambi i movimenti stanno andando nella stessa direzione. Se li consideriamo separatamente, li percepiamo come inversi nella direzione, ma in realtà se li mettiamo insieme, essi hanno la stessa traiettoria e dunque lo stesso scopo.
Abbiamo dunque approfondito l’indagine sulla meccanica del movimento del corpo, ricavando l’informazione che la struttura di un movimento, per quanto possa essere apparentemente costituito da parti separate tra loro, è sostanzialmente un intero, indirizzato verso un’unica direzione e un unico scopo. Andando ad esplorare più nel dettaglio la natura di un movimento, possiamo successivamente scoprire che la sua natura di intero è estremamente complessa, più di quanto potremmo immaginare a prima vista. Quando pratichiamo una forma, infatti, qualunque essa sia, la sua essenza dinamica non ha a che fare solo con i singoli gesti eseguiti. Quando alziamo il braccio, ad esempio, se ci limitiamo a un’osservazione superficiale, rileviamo solo un dettaglio di un intero, di un insieme di parti che invece sono collegate tra di loro. Per alzare un braccio il corpo deve fare un enorme numero di operazioni, che sono esse stesse il movimento. Per compiere un gesto con una delle sue parti, o per spostarsi da un punto all’altro di uno spazio, il corpo effettua naturalmente una serie di calcoli matematici così complessi, che per riprodurli attraverso un computer o un robot ci vorrebbero decenni di studi.
Ogni qualvolta compiamo un gesto, dunque, non dobbiamo porre l’attenzione sul semplice fatto di spingere le braccia in avanti, ad esempio, ma sull’intero che si genera: il corpo che si muove indietro per la gravità a terra, la coerenza dei punti di riferimento esterni, il cambio di coordinate che usiamo per generare dei riferimenti. In questo modo, il nostro stesso corpo diventerà per noi un prezioso laboratorio di ricerca e di scoperta, destinato a crescere ogni giorno di più.