Fino a che non scopriamo la nostra identità di Individui, siamo in viaggio dentro a un corpo fisico come Transienti. Come abbiamo spiegato in questo articolo, il corpo fisico ci fornisce una direzione, una mappa da seguire, che è la sua storia, e noi la leggiamo, emozionandoci nel viverla. E come passiamo da un capitolo all’altro del libro del corpo? Cosa ci muove? Immaginiamo il protagonista di un romanzo: egli si sposta da un luogo all’altro della sua storia, incontrando anche diversi personaggi, che sono determinanti per permettergli di arrivare alla meta, l’ultima pagina del libro. Il protagonista agisce spinto da un motivatore: a volte è la paura, quando si rifugia nella foresta perché è ricercato dalla polizia, altre volte è la ricerca di cibo, altre ancora è l’attrazione verso qualcosa. C’è sempre un bisogno che lo spinge al movimento. La stessa cosa vale per ognuno di noi, che come Transienti conteniamo intrinsecamente il desiderio di ricercare la nostra identità in ogni oggetto che abbiamo intorno; tale desiderio si esprime nella forma di un bisogno, di una necessità.

Se il nostro rapporto con il corpo fosse immediato, sentiremmo un impulso e ci muoveremmo per indagarlo, ma non è così, perché dentro ognuno di noi alberga l’ente egoista, un’espressione del principio di resistenza che mette in dubbio ogni nostra azione, tendendo a bloccarci e a farci restare nell’inerzia. L’ente egoista non ha una reale identità, è costituito da un set di convinzioni e condizioni, che delineano uno specifico modello di conformità e i suoi relativi standard. Il suo “istinto di sopravvivenza” si esprime nel reiterare le condizioni che lo definiscono, che vincolano la nostra quotidianità. Per esempio, se il nostro modello egoista include un forte senso di colpa, saremo indotti a creare le circostanze che ci porteranno a farci sentire in questo stato. Anche il Transiente si muove per la sua sopravvivenza, ma essa corrisponde a un continuo e costante nutrimento nella relazione con tutto ciò che ha intorno, che gli porta un risultato di conoscenza. In ogni azione che compiamo sono presenti entrambi i moventi, quello del Transiente e quello dell’egoista. L’egoista è altresì il nostro trainer: ostacolando il nostro desiderio di ricerca, ci mostra esattamente la strada che dobbiamo seguire, che si trova proprio dove sentiamo maggiore resistenza.

Il principio di resistenza in noi tenderà a farci preservare e difendere oggetti futili come la reputazione, la carriera, la ricchezza, oppure, nel contesto dei social network, l’ottenimento di migliaia di follower. Ovviamente, non c’è una cosa che non sia un potenziale oggetto di ricerca, ma l’egoista tende a farci restare sempre in superficie, e a relazionarci in modo sterile, limitandoci a valorizzare questo oggetto in modo positivo o negativo. Ma come capiamo se l’oggetto che desideriamo indagare, e il modo in cui lo stiamo facendo, ci porteranno conoscenza? Chiedendoci se esso è qualcosa che potremmo perdere. Tutto ciò che possiamo perdere è effimero e temporaneo, viceversa la conoscenza espande la nostra intelligenza, ci fa evolvere, e non potremo mai perderla.

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