L’attaccamento al passato e il rifiuto per una nuova porta che si è aperta, sono i principali indicatori della condizione di afflizione e sofferenza. Come operano attaccamento e rifiuto? Proviamo a spiegarlo utilizzando la funzione della parola come metafora. Una parola è una forma che trasporta un contenuto e veicola un significato, ed è un elemento semplice che fa parte di un intero complesso, il contesto. Per continuare ad esistere nel tempo, essa si evolve, si adatta a nuove circostanze ed entra a far parte di contesti differenti. Se così non fosse, la lingua con cui oggi comunichiamo sarebbe l’italiano del 1300, ma ovviamente non è così. Questo stesso principio è applicabile a ogni forma esistente: essa ha una funzione, uno scopo e un significato, così come lo ha, appunto, ogni essere umano.

Immaginiamo, quindi, un ipotetico scenario in cui noi siamo una parola, la parola scala. Nel momento attuale siamo contenuti nel libro di un conservatorio come scala musicale. Abbiamo fatto esperienza di ciò che siamo e di conseguenza ci riconosciamo solo in quanto elemento appartenente allo specifico contesto musica. La nostra funzione è esclusivamente quella di descrivere una sequenza di note che si sviluppa da un’ottava a quella superiore. Ci siamo sempre relazionati con un ridotto numero di parole: nota, ottava, dita, maggiore, minore e simili.

Un giorno, un insegnante della scuola porta alla luce un problema: al piano superiore dell’edificio sono stati rinvenuti degli antichi spartiti, ma manca una scala che permetta di raggiungerli agevolmente per esaminarli. Sorge il bisogno di un manuale che spieghi come costruire una scala. Sentire parlare di noi in questi termini ci incuriosisce: siamo attratti e allo stesso tempo spaventati da questa opportunità. Se rifiutiamo il nuovo contesto e rimaniamo ancorati al vecchio per paura di sbagliare, di non essere all’altezza o per il timore di ciò che non conosciamo, ci perderemo tantissime esperienze. Questo atteggiamento è contrario alla dinamica della vita, che è invece movimento in avanti ed evoluzione.

Se accettiamo di cogliere l’occasione diventeremo qualcosa di nuovo e più grande, il che comporterà tanti nuovi elementi da indagare, ma conterrà anche il sapore di noi come scala musicale: non perderemo comunque ciò che siamo stati. Entrando in relazione con parole differenti in modo coerente e armonico, ad esempio scalini, ringhiera, viti, pianerottolo, impareremo che il nostro significato muta in base al contesto e alle circostanze in cui siamo utilizzati; da ciò se ne deduce che adattandoci, possiamo esistere anche in altre forme.

Quando accettiamo di esplorare il nuovo, evolviamo e scopriamo progressivamente chi siamo. Il significato che noi trasportiamo nella nostra relazione con gli elementi di un intero ci dà un nuovo sapore e lo dà anche ad essi. La nostra presenza in un contesto contribuisce infatti a dare senso alle circostanze che ci contengono e alla creazione di interi sempre più complessi. Si tratta di un processo di crescita potenzialmente infinito, che ci permette di generare nuove interconnessioni e significati, aprendoci la strada verso l’obiettivo primario di espandere la nostra intelligenza in modo esponenziale.

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