Nell’epoca in cui la rete è un indispensabile strumento della quotidianità per tantissimi esseri umani, e le interazioni avvengono in gran parte tramite social network e applicazioni di messaggistica e chiamate, viene da chiedersi se il fatto che essi ci siano forniti gratuitamente, richieda come prezzo da pagare la nostra privacy. Prendiamo ad esempio Facebook, il social più famoso del mondo, finanziato dalla Homeland Security americana, che è stato accusato più volte di essere uno strumento di schedatura di massa. È davvero così? Si, ma si tratta di schedatura volontaria.
Prima della nascita di Facebook, per avere informazioni su una persona, si chiedeva l’aiuto di un investigatore; ora, per lo stesso scopo, si indaga sul suo profilo. Studiando il comportamento di un utente, i suoi “mi piace”, gli emoticon utilizzati per commentare determinati post, un professionista può costruirne un profilo psicologico accurato; con le informazioni raccolte può fare una vera e propria radiografia della sua personalità e preferenze, arrivando a conoscerlo meglio di quanto egli conosca se stesso. Un profilo Facebook permette di determinare l’orientamento politico, religioso, sessuale, i problemi medici di una persona, e così via, ricavando un database informativo dal valore inestimabile. Attraverso i database degli utenti è possibile indirizzare la loro ricerca in rete, creare pubblicità ad hoc, identificare, tramite parole chiave, specifici target di pubblico. Un regime politico qualsiasi potrebbe influenzare i cittadini e orientarne le decisioni e comportamenti. Anche un malintenzionato potrebbe servirsi di queste informazioni, per compiere atti illeciti e pericolosi, visto che i database sono accessibili a chiunque, immediatamente a disposizione, in rete. Un ipotetico ladro, ad esempio, potrebbe scegliere le sue papabili vittime su Facebook, diventarne amico e scoprire tramite le loro bacheche quando vanno in vacanza.
Nonostante le forze politiche possano servirsi dei social per i loro scopi, Facebook è gestito da forze economiche. Questo perché le democrazie occidentali funzionano a scadenza: un governo viene eletto per qualche anno, e il presidente utilizza il tempo a disposizione per farsi rieleggere o per accaparrare tutto quello che può, prima che gli scada il mandato. Una potenza economica, invece, progetta a lungo termine, pensa al proprio budget, al proprio utile.
Resta il fatto che questa enorme quantità di informazioni è comunque gestita da privati, e poi resa disponibile per la sicurezza nazionale. Cosa può fare, dunque, un utente per tutelarsi? Non può fermare l’evoluzione, il progresso, la tendenza verso cui si sta andando globalmente, ma può usare il cervello. Perché la tecnologia non è né buona né cattiva, dipende da chi è colui che la sta utilizzando: se sei un idiota, sei un idiota anche in altri contesti, ad esempio alla guida, e prima o poi farai un incidente. Ciò che consiglio di fare, quindi, è tenere presente che tutte le volte che si mette qualcosa in rete, e lo si consegna spontaneamente a un social network, questo ti permette di caricarlo sui suoi server gratuitamente, ma in quel momento diventa di sua proprietà. Una volta che si posta qualcosa sulla propria bacheca, l’informazione viene conservata nei server, anche se poi la si cancella.
D’altro canto Facebook, come anche altre piattaforme simili, è uno strumento dalle enormi potenzialità. Trump lo ha utilizzato per la sua campagna elettorale, ad esempio, anche se il primo ad aver utilizzato i social massivamente per raggiungere il suo obiettivo politico è stato Obama. Facebook, infatti, è diventato famoso soprattutto grazie alla campagna e alla prima elezione dell’ex presidente afro-americano. Quindi, avendo uno strumento così potente a disposizione, perché non utilizzarlo in modo consapevole? Come per ogni cosa, il risultato ottenuto dipende dall’uso che se ne fa, dal proprio intento nell’interagirci. Se un utente crede a qualunque cosa trovi scritta sulla bacheca di un social network, fermandosi a quello, è un idiota, e quello strumento non gli servirà a nulla di utile.