Ogni individuo nel viaggio di ricerca della sua identità, e dunque della sua unicità, deve confrontarsi con un modello morale di riferimento, e muoversi nonostante l’azione del principio di resistenza. Tale principio opera a livello “macro” nel contesto sociale, attraverso la spinta alla standardizzazione e al mantenimento di uno status quo inerziale. Possiamo altresì percepirne l’effetto dentro di noi, ascoltando il conflitto interiore quotidiano in atto, espresso da un continuo chiacchiericcio mentale che mette in dubbio ogni nostra azione, bloccandoci.

Il principio di resistenza dentro di noi o egoista regola la nostra esperienza attraverso un set di regole e istruzioni volti a valorizzare ogni oggetto che ci troviamo davanti, vincolandolo a specifici standard, al pari di come funziona il modello morale sociale. Essendo una struttura illusoria non si comporta come intero di parti interconnesse con uno scopo comune, bensì come mero regolatore burocratico di tutti i contesti con i quali interagiamo. L’operato egoista si basa su un collaudato meccanismo reattivo di tipo stimolo – risposta, che lo porta a confermare se stesso, e a generare sempre lo stesso risultato di sofferenza.

L’egoista è come un vecchio vestito o ruolo a cui siamo attaccati, e che ci portiamo dietro in ogni contesto, ed è caratterizzato da stati afflitti, come la paura del cambiamento, il senso di inadeguatezza, il senso di colpa, e così via. Per fare un esempio che ne permetta di intuire la dinamica, se il vestito prevalente è quello del dirigente d’azienda, lo saremo anche quando giochiamo con i nostri figli, quando siamo in palestra, o quando siamo in discoteca con gli amici. Recitiamo dunque sempre un ruolo obsoleto, che è del tutto fuori luogo nella maggior parte delle circostanze, che non siano l’ufficio. Il modo ripetitivo in cui ci relazioniamo all’interno di questi scenari costruisce dei circuiti chiusi e statici, ognuno dei quali è un elemento atomico, che non accresce nell’interazione con gli altri, ma al contrario cerca di affermarsi su di essi.

Ogni scenario o vestito corrisponde a livello cerebrale a uno specifico circuito neuronale che chiamiamo Engramma. Possiamo sperimentare il conflitto tra engrammi quando ad esempio ci troviamo al lavoro, e per quanto cerchiamo di restare concentrati, siamo bombardati da pensieri riguardanti gli altri scenari che richiamano la nostra attenzione – ad esempio la famiglia, la casa, gli amici – cercando di sopraffarsi l’uno con l’altro.

Per riconoscere e sciogliere l’illusione costituita dal principio egoista occorre osservare ciò che esso porta nella nostra vita: un risultato di attaccamento al vecchio e di rifiuto del nuovo, che ci fa sentire frustrati, confusi, disperati o in simili altri stati afflitti. Dobbiamo invece trasformare la struttura engrammatica atomica in un nucleo reale e intelligente che si rifletta in un circuito neuronale aperto, in crescita ed evoluzione. Tale nucleo è adattabile alle diverse circostanze, è sempre in attesa di nuove istruzioni, e non le filtra attraverso una rigida burocrazia, bensì le indaga. Un individuo intelligente scopre la funzione di un oggetto, il suo significato in diversi contesti e utilizza i dati ricavati per produrre qualcosa, operando dunque un cambio di stato, ed espandendo il suo orizzonte di conoscenza.

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