Il più immediato campo di indagine per un ricercatore consiste nell’osservazione di tutto ciò che ha intorno e della sua relazione con esso. Un ricercatore prova curiosità e interesse per la struttura e la funzione di ogni oggetto, riconoscendo in esso qualcosa che accomuna il funzionamento di tutte le forme. Dedicandoci all’osservazione attenta di ciò con cui interagiamo nella nostra quotidianità, possiamo infatti scoprire che i princìpi che muovono ogni cosa si manifestano costantemente sotto i nostri occhi in modo evidente.
Osservando ad esempio un processo semplice e immediato come la respirazione, possiamo rilevare che il nostro corpo fisico ha una funzione trasformativa: immette ossigeno nei polmoni e lo trasforma in una sostanza di scarto, l’anidride carbonica, che a sua volta viene utilizzata e trasformata dagli alberi durante la fotosintesi. Possiamo rilevare lo stesso processo trasformativo anche in interi più complessi, in cui c’è un’interazione tra essere umano e strumento tecnologico. La tecnologia funziona infatti attraverso la trasformazione di energia, che a seguito di un cambio di stato diventa compatibile con lo scopo di quella stessa tecnologia.
Immaginiamo ad esempio la produzione dell’audio di un video che è stato creato con uno smartphone e un microfono. L’aria proveniente dai polmoni fa vibrare le corde vocali, e queste vibrazioni prendono forma attraverso il movimento della bocca che articola delle parole, che sono una forma di energia, un’espressione di potenza. Attraverso l’aria le vibrazioni formate dalle parole giungono al microfono, che a sua volta le trasforma in un segnale elettrico, e le invia all’antenna del telefono. Il telefono compie infine un lavoro di codifica e ricodifica digitale, trasformando le frasi pronunciate in numeri sequenziati che danno forma all’audio. Dietro al prodotto finale del video che arriva fino a noi, dunque, e che in molti possono dare per scontato mentre ne fruiscono, c’è un lavoro di trasformazione e di cambi di stato estremamente complesso ed elaborato.
Dall’approfondita indagine di un processo osservato nella vita quotidiana, quindi, possiamo dedurre un principio che ha a che fare con tutto ciò che esiste, ovvero la trasformazione, il fatto che nulla muoia o scompaia, ma cambi solo di forma. Ed è proprio questo mutamento che produce il movimento di ogni cosa, che altrimenti sarebbe perennemente statica e non adempierebbe allo scopo per il quale è stata creata. Possiamo altresì dedurre che ogni oggetto fa esperienza di ciò che esso è, della sua funzione, nella relazione con altre forme. Questo testimonia in modo evidente che nulla di ciò che esiste ha un’origine casuale, ma è interamente progettato in ogni sua parte. La sua funzione è perfettamente compatibile con le altre forme del contesto a cui appartiene, e con le quali compartecipa a un ininterrotto processo relazionale e trasformativo.