Perché in molti casi, quando abbiamo davanti qualcuno che riteniamo “migliore” di noi, invece di prendere esempio da lui o lei, lo invidiamo e proviamo rabbia? Proviamo a comprendere questa dinamica attraverso un esempio. Immaginiamo di essere studenti delle superiori e di andare a scuola controvoglia, perché ci sono due compagni che proprio non sopportiamo. Uno è il “secchione” della classe, quello che prende sempre ottimi voti, che alza sempre la mano per rispondere alle domande dei professori, e che addirittura aiuta gli altri compagni a fare i compiti. Poi c’è il ragazzo o ragazza più popolare, che è diventato rappresentante d’istituto, perché quando parla affascina e convince professori e studenti, ed è anche un “leader naturale”. Quando li incontriamo, dentro di noi si agitano emozioni dolorose e rabbiose, e la nostra mente è attraversata da pensieri conflittuali e da giudizi come “ma chi si crede di essere?”, “perché quando c’è lui nessuno mi guarda?”, “si trova in quella posizione solo perché è raccomandato”, e così via.

È ovviamente il principio egoista dentro di noi che ci fa dare questa forma alla perturbazione che proviamo, e il risultato che otteniamo nel creare questa forma è solo una profonda sofferenza e frustrazione, e un malcelato senso di inferiorità. Il fatto che sia l’egoista a “suggerirci il copione” non giustifica il nostro comportamento e i nostri pensieri. Infatti, invece di utilizzare i due compagni come modelli di ispirazione, scoprendo il segreto del loro successo osservandoli all’opera o diventando magari loro amici, preferiamo farci rodere dall’interno dalla rabbia. Preferiamo farli oggetto di pettegolezzo e delazione sminuendoli, per non sentire quel senso di inferiorità che ci sta fagocitando.

Ma esiste un’alternativa? Ricordiamo che l’egoista è il trainer e l’avversario del Transiente, ed è necessario al suo sviluppo. Se nella ricerca di noi stessi in tutto ciò che ci circonda, che è la nostra parte variabile, avessimo già tutto a portata di mano, senza incontrare ostacoli né vivere il dubbio, per noi non ci sarebbero né evoluzione e sviluppo, né esperienza e conoscenza. L’Autore di ogni cosa ha programmato i corpi fisici e la loro storia, dando a ciascuna di essi una struttura assimilabile a quella di un lungo percorso per raggiungere una meta stabilita. All’interno di questo percorso ha inserito dei vicoli ciechi, dei bivi, delle interruzioni, insomma degli ostacoli per farci mettere alla prova, per fortificarci, e anche per aiutarci a riconoscere la giusta direzione, il nostro destino, ovvero il percorso che ci condurrà alla meta di trovare noi stessi, tra mille altri che non ci condurranno da nessuna parte. Per chi conosce la storia di Pinocchio, da questo punto di vista l’egoista è per noi come Lucignolo, è quel personaggio che ci spinge lontani dalla via di ciò che siamo, con mille tentazioni, insinuandoci dubbi, paure e convincendoci a permanere nella vecchia forma di burattini di legno, invece che evolvere, diventando esseri umani.

Anche se è difficile affrancarsi dall’egoista e dalla guerra interiore che sentiamo continuamente, possiamo farlo generando un’alternativa, ovvero agendo come ente osservatore, in grado di osservare e riconoscere i processi afflitti dispersivi. Questa alternativa emerge quando iniziamo a comprendere che abbiamo una causalità nell’espressione di tutto quello che ci accade e ci circonda, e ci muoviamo con fiducia lungo la strada del nostro destino, senza voltarci mai indietro.

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