È interessante notare quanto sia facile dimenticare che tutto ciò che viviamo nei mondi virtuali, risultato della tecnologia, ha lo stesso effetto sull’essere vivente di qualunque altro analogo evento nella vita fisica, dove le relazioni non sono mediate da tecnologia e interfacce artificiali. Un atto di aggressione o dolcezza via mail, Whatsapp, Skype, Wechat, sms, mms, Linkedin, Asmallworld, su una bacheca di Facebook, e così via, forse non avrà immediate conseguenze sul corpo fisico, ma unge l’essere vivente che lo abita, e può lenire o avvelenare con una potenza insidiosa, poiché la capacità di riconoscerne gli effetti è celata dall’apparente assenza di corporeità.

Un giorno una persona mi ha manifestato confusione, in relazione a gesti d’aggressione avvenuti sulla “bacheca Facebook” a suo nome, e questo mi ha mostrato che non ci accorgiamo che quello spazio virtuale è, a tutti gli effetti, il modo in cui la nostra casa si manifesta in quella dimensione. Condivido quindi la riflessione inviata a questa persona: “Il sistema rappresentato da Paperopoli funziona in un modo molto semplice: Se papero A fa la cacca nel salotto di papero B, papero B ha due possibilità: 1. Rimuove la cacca e invita papero A a fare la cacca a casa sua. 2. Ritiene che la cacca nel salotto porti qualcosa di costruttivo e, anzi, quasi quasi c’era bisogno di un nuovo odore in quella casa che, per quanto fetido, porta novità, e quindi invita con un “mi piace” papero A a fare ancora la cacca nella sua casa, magari anche sul letto dove papero B dorme o nella pentola del cibo. Nel frattempo, altri paperi in cerca di spazi ove fare la cacca, sentono un richiamo ancestrale… Vedi quanto è semplice Paperopoli!”

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